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sabato 24 ottobre 2015

“L'amai, non per un attimo.”

“Questione di un attimo e lei riuscì a svestirmi di ogni paranoia.
Parlava piano, sentivo il suo respiro carezzarmi il collo. 
Era tremendamente delicata e ciò la rendeva affascinante, irraggiungibile. Quanto di più desiderabile su questo pianeta, così piccolo in confronto. 
Questione di un attimo, pochi secondi e sentii i suoi occhi seguire ogni linea del mio corpo. 
Sembrava un balletto. 
Sembrava qualcosa scritto da Čajkovskij, quando l'inverno mordeva poco e la neve si posava soffice sulle strade. 
Questione di un momento, forse due se si pensa all'intensità, e ebbi la sensazione di averla addosso, di stringerla mentre mi sussurrava all'orecchio parole dolci, parole d'amore, parole che piano piano andarono a fondersi con noi. 
Non si capiva. 
Non capivo dove iniziassi io e dove finisse lei, ma andava bene così. 
Questione di un attimo, fugace e frastornante e seppi che io e lei l'amore l'avevamo fatto da tempo. 
Una sorta di memoria recondita. 
Un ricordo da far riemergere con la stessa dolcezza con cui mi diceva che niente al mondo ci avrebbe separate. 
Fuori andava avanti qualcosa che chiamiamo vita, e a me non importava. Io dentro, di me, di noi, la stavo facendo rinascere questa fottuta vita. 
Questione di un attimo, senza bisogno di toccarsi, di sentirsi urlare dal piacere. 
Questione di un fottuto attimo e capii che non sono i grandi eventi quelli da tenere a mente, ma quelli che in qualche modo ti cambiano la vita. 
Lei era così, mi sorprendeva sempre. 
Lei in un attimo aveva fatto di me la persona che amava. 
Lei era riuscita a far l'amore senza toccarmi, semplicemente c'era. 
Questione di un attimo e io non seppi più come fare a liberarmi dall'incessante bisogno di sentirla mia. 
E l'amai, non più per un attimo, ma per tutta un'esistenza.”


-MH.

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