Mi aveva detto che sarebbe tornato, alle 11 in punto, binario 3. Così io ero corsa alla stazione, un po' in anticipo, forse anche troppo, con l'ansia di vedere il suo viso una volta scese le scalette del treno. Mi ero seduta su una di quelle panchine di fronte alla banchina, e leggevo un libro per ingannare l'attesa. Speravo che il treno arrivasse con qualche minuto d'anticipo, ma si sa a Roma non c'è nulla di puntuale, figuriamoci in anticipo. Cosi i minuti passavano, ed io ero contenta che passassero alcuni più lenti e alcuni più in fretta, perché potevo godermi ogni istante di quell'attesa agitata che di lì a poco mi avrebbe fatto ritrovare quegli occhi blu. E poi sentìì da lontano quel fischio tanto desiderato, il cuore mi batteva forte, il treno stava arrivando, lo potevo vedere mentre iniziava a frenare per fermarsi di fronte a me, alle 11.07, binario 3. Il treno arrestò la sua corsa, le porte si aprirono e io balzai in piedi. I primi passeggeri iniziarono a scendere, decine di rotelle iniziarono a girare sul pavimento sporco e loro, stanchi del viaggio, erano felici di trovare un amore, un amico,una madre ad attenderli. Occhi negli occhi, mani strette, abbracci, 'te la porto io la valigia amore, sarai stanca' , tutti verso l'uscita, verso casa. Ed io ancora aspettavo, guardavo tutti i volti che passavano, riguardavo quelli che già erano passati, pensando che no, non era ancora sceso dal treno, no non potevo averlo perso, e sì l'avrei riconosciuto anche al buio. Ma i passeggeri erano terminati, non scendeva più nessuno, forse avevo sbagliato treno, ma no era quello giusto, alle 11, binario 3. Chiesi informazioni, no non mi ero sbagliata, e sì signorina, i passeggeri sono terminati non c'è più nessuno sul treno. Lui non era tornato. Non era mai salito su quel treno. E il mio cuore rimase fermo lì al binario 3, fermo, ormai al capolinea.
-R
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