lunedì 21 dicembre 2015
“Almeno da qualche parte, insieme.”
martedì 1 dicembre 2015
“Ti mando un bacio”
giovedì 26 novembre 2015
" Occhi immobili "
Sguardo perso nel vuoto. Stanco.
Abiti da lavoro. Sporchi.
Zaino sulle spalle. Pesante.
Stava immobile, in piedi, a guardare fuori dal finestrino le stazioni che passavano una dopo l'altra, aspettando la sua, quella che l'avrebbe portato a casa finalmente.
Stropicciava gli occhi esausti con mani altrettanto provate, ancora sporche di calce e polvere, con mani rosse dal freddo sentito.
Chissà quanti pugni di mosche avevano stretto quelle mani, chissà quante donne avevano avuto il privilegio di esser strette da quelle mani, così forti ma così fragili, così dure ma così delicate.
Continuava a guardare fuori perso in chissà quali pensieri, lontano in chissà quali posti, chiudendo a volte gli occhi per pochi attimi, in cui forse la stanchezza aveva la meglio su di lui.
Non si era accorto di me che lo osservavo, in maniera così intensa da corrurgare la fronte, volevo entrare nei suoi pensieri, farmi spazio a qualunque costo, scoprire perché il suo sguardo si facesse così buio a tratti, perche le sue mani si stringessero così forti tra di loro, o perché, bellissime, giocassero con la polvere ancora tra i mori capelli. Le labbra socchiuse sembrava chiedessero baci, sembrava supplicassero amore.
Poi di colpo i suoi occhi nei miei. Un brivido lungo la mia schiena in riflesso a quelle iridi così verdi e profonde. Il rosso avvampava sulle mie guance ma gli occhi non accennavano a staccarsi dai suoi. Sembrava corresse una strana elettricità tra noi, una sintonia di corpi sconosciuti. Nessuno dei due accennava a distogliere lo sguardo, a staccare quella corrente. Entrambi non riuscivamo a compiere alcun movimento.
Incurante delle persone attorno a noi, tolse una mano dalla prigione dell'altra, e lenta, misurando ogni singolo gesto, quella mano scivolò sulla mia guancia, delicata, toccandomi il viso appena con le punte delle dita.
I miei occhi si chiusero d'istinto, e in un attimo era tutto finito, poteva esser stato tutto frutto della mia immaginazione, ma la traccia bollente che ancora scottava sul viso, non lasciava spazio ad alcun dubbio.
Le porte si aprirono, lui scese di corsa, pentito forse di essersi lasciato andare, ma potevo vederlo, sulla banchina di fronte a me, con gli occhi ancora legati ai miei.
-R
lunedì 23 novembre 2015
Un giorno tornerò a prenderti
martedì 17 novembre 2015
“Paris in love”
lunedì 16 novembre 2015
"Ciao, ci vediamo.. "
Il destino è maledettamente beffardo.
Mai avrei pensato di incontrarlo su un treno così affollato di persone e rumori e odori. Eppure, ha puntato gli occhi su di me quando ancora ero sulla banchina, quando ancora non s'erano aperte le porte.
Ciao, quanto tempo. Si io sto bene. Si vede che sei stanco. No no, io ancora studio. Ah scendi a Termini? Va bene, allora buona giornata.
Dopo tanto tempo l'ho visto. L'ho visto ed era stanchissimo, in piedi dalle 6 per andare al cantiere e quindi aveva gli occhi ancora piu socchiusi del solito ma erano se possibile ancora piu belli, tendevano ad un verde che lascia senza fiato, anche se cerchiati da occhiaie ..si toccava la barba di qualche giorno, sul viso tirato dalla stanchezza, e si vedevano le sue mani dalle dita affusolate come le ricordavo, ma rovinate dal lavoro. E a me è venuto in mente di quando era un ragazzino paffutello e di barba non aveva nemmeno un accenno. Di quando io avevo piu o meno 11 anni e lui 12. Io l'ho conosciuto prima di lei. Ho conosciuto prima di lei la sua testa matta e il ragazzo ingestibile che era. Sono 8 anni che quando lo vedo impazzisco come la prima volta. Lei non potrà mai cancellare il legame tra me e lui né l'elettricità tra i corpi quando siamo vicini. In un modo o nell'altro sarà sempre un po' anche mio. Io sarò sempre un po' sua. Due persone come noi non si troveranno mai insieme, non riuscirebbero mai a sopportare la banale routine della coppia. Ma saremo sempre legati da un filo invisibile.
Non ti ho baciato sulle guance quando sei sceso dal treno, lo sai che non si può più. Lo sai che non si può baciare sulle guance chi ti sta sul cuore.
"Ciao, ci vediamo.." No, non ci vedremo e lo sappiamo benissimo, se non per questi scherzi del destino, scherzi che creano imbarazzo, silenzi, sorrisi, mancanze che non si colmano più. E ogni volta che ci vedremo, ci avvicineremo sempre di più al bordo della follia.
-MH
giovedì 12 novembre 2015
“Vieni a dormire da me sta sera?”
martedì 10 novembre 2015
“Sfiorala piano”
domenica 8 novembre 2015
"Cinque sensi per te"
Anche oggi che c'è il sole ho deciso di parlar di te. Oggi che ti sento più vicino, oggi che sei qui. Oggi i miei sensi hanno deciso di raccontarti.
Udito.
La tua voce calda, il rumore dei tuoi passi, i tuoi sussurri e il ritmo dei tuoi respiri, i versi strani e divertenti, schiarirti la gola per chiedere la mia attenzione.
Olfatto.
Il tuo non è un profumo, ma un'essenza inconfondibile, solo tua, e forse un po' anche mia ormai, ma di nessun altro. L'odore dei tuoi vestiti, a volte odore di tabacco, quasi mai di dopobarba, ogni tanto di pioggia e sedili in pelle.
Gusto.
Il sapore dei baci, dei troppi caffè che bevi, di succo di frutta soltanto alla pera, sapore di te.
Tatto.
La tua pelle liscia, i capelli castani e morbidi, la barba folta, i maglioni, i pantaloni con le tasche, 'che sono più comodi. I calli sulle mani stanche e le unghie mangiate dal nervoso.
Vista.
Lo spettacolo più bello. Il senso più appagato. Io ti vedo, con i miei occhi vedo i tuoi. Ti vedo interamente per la persona che sei, e nessuno potrebbe chiedere di meglio.
-MH
venerdì 6 novembre 2015
“Voglio una vita con te”
giovedì 5 novembre 2015
“Autunno come stato d'animo”
mercoledì 4 novembre 2015
“Incapace di amare”
martedì 3 novembre 2015
“Che tu sia per me tutte le volte”
sabato 31 ottobre 2015
“Io, poeta maledetto.”
Per sempre? O per un po'?
《Ti amerò anche dopo la morte》mi disse.
《Dopo la morte? Ma dopo la morte non c'é niente!》
《E io ti amo lo stesso》
《Prendi l'amore che mi daresti dopo la morte e dammelo subito. Così adesso ne ho di più.》
《Ma non è troppo poi?》
《Non è mai troppo l'amore》
《E allora che me ne frega se dopo la morte non c'è niente. Se non è mai troppo io ti amo pure da lì》
《Ma da lì dove?》
《Boh non lo so, ti amo dal niente. Ecco si dal niente, come se ci fosse sempre stato》
《Ma se siamo morti, a me l'amore non m'arriva》
《Ma quante storie che fai, pigliati st'amore e basta》
《Ma non è che ne trovi un'altra dopo la morte? Magari ha l'anima più bella della mia》
《Finiscila, tu hai l'anima più bella tra tutte》
《Sei sicuro?》
《Lo giuro sulla mia vita》
《Quindi dopo la morte non mi ami più?》
《Ma l'ho detto prima, si anche dopo la morte》
《Vabbe', facciamo che ci credo. Ma la serie A c'è dopo la morte?》
《Spero di si, altrimenti uno che fa la domenica?》
《Mi ami, pure la domenica》
《Però se c'è me la fai vedere eh, non ci vengo per negozi con te》
《Tanto lo so che poi ci vieni.. mi ami vero?》
《Certo che ti amo》
《Per sempre? O per un po'?》
《Te lo dico l'ultima volta, anche dopo la morte》
《Non vedo l'ora di baciarti l'anima》
-R
venerdì 30 ottobre 2015
“Ti lascio”
Binario 3.
Mi aveva detto che sarebbe tornato, alle 11 in punto, binario 3. Così io ero corsa alla stazione, un po' in anticipo, forse anche troppo, con l'ansia di vedere il suo viso una volta scese le scalette del treno. Mi ero seduta su una di quelle panchine di fronte alla banchina, e leggevo un libro per ingannare l'attesa. Speravo che il treno arrivasse con qualche minuto d'anticipo, ma si sa a Roma non c'è nulla di puntuale, figuriamoci in anticipo. Cosi i minuti passavano, ed io ero contenta che passassero alcuni più lenti e alcuni più in fretta, perché potevo godermi ogni istante di quell'attesa agitata che di lì a poco mi avrebbe fatto ritrovare quegli occhi blu. E poi sentìì da lontano quel fischio tanto desiderato, il cuore mi batteva forte, il treno stava arrivando, lo potevo vedere mentre iniziava a frenare per fermarsi di fronte a me, alle 11.07, binario 3. Il treno arrestò la sua corsa, le porte si aprirono e io balzai in piedi. I primi passeggeri iniziarono a scendere, decine di rotelle iniziarono a girare sul pavimento sporco e loro, stanchi del viaggio, erano felici di trovare un amore, un amico,una madre ad attenderli. Occhi negli occhi, mani strette, abbracci, 'te la porto io la valigia amore, sarai stanca' , tutti verso l'uscita, verso casa. Ed io ancora aspettavo, guardavo tutti i volti che passavano, riguardavo quelli che già erano passati, pensando che no, non era ancora sceso dal treno, no non potevo averlo perso, e sì l'avrei riconosciuto anche al buio. Ma i passeggeri erano terminati, non scendeva più nessuno, forse avevo sbagliato treno, ma no era quello giusto, alle 11, binario 3. Chiesi informazioni, no non mi ero sbagliata, e sì signorina, i passeggeri sono terminati non c'è più nessuno sul treno. Lui non era tornato. Non era mai salito su quel treno. E il mio cuore rimase fermo lì al binario 3, fermo, ormai al capolinea.
-R
giovedì 29 ottobre 2015
" Non fermarti "
Camminava per le strade della città deserta, mentre il vento accartocciava le foglie e le faceva volare lontano. Un passo dopo l'altro ripensava ai tempi in cui era con lei, 'che in una giornata del genere lei avrebbe fatto uscire il sole con quel sorriso. E forse era solo un'impressione, forse il sole c'era davvero ed era lui che non lo vedeva, perché quando ti manca lei, è tutto buio, è tutto spento, freddo, e ti senti accartocciato come le foglie, pure se fuori c'è il sole. Però lui no, oggi non lo vedeva, non lo vedeva il sole. Continuava a camminare senza sapere bene dove andare, senza smettere di sentire quel dolore al petto, il dolore di quando ti manca qualcuno, ti manca lei, e allora stai male, davvero male ma continui comunque a camminare, perché se ti fermi è la fine, se ti fermi è la volta buona che quel numero lo componi, quella sua strada la percorri, quei girasoli li compri, è la volta buona che finisci per fare tutto quello che non hai fatto, le cose giuste; se ti fermi a pensare poi ti tremano le gambe e cadi a terra e poi chi ti aiuta a tornare a galla, lei non c'è, non ti vuole piu o forse non ti ha mai voluto, magari si ti voleva ma non abbastanza. Continuava a camminare, a mettere un piede davanti all'altro, a respirare lentamente, poi iniziò a correre, a correre via anche se sapeva già da sé che le mancanze son sempre dietro l'angolo.
-R
mercoledì 28 ottobre 2015
“Storie da caffè”
lunedì 26 ottobre 2015
Sei libero o solo?
Fino all'ultimo gradino
Piazza di Spagna in un giorno uguale a tutti gli altri.
Turisti giapponesi con le loro Nikon tra le mani.
Bottiglie di birra vuote della sera prima agli angoli degli scalini.
Schegge di vetro, qualcuno si era divertito troppo, forse.
Il sole alto nel cielo.
E poi, in cima alla scala, una visione.
Capelli lunghi e mori, gli occhi non riusciva a vederli da quella distanza, ma era sicuro del fatto che, una volta tolti quei grandi occhiali da sole, sarebbero stati meravigliosi. Li immaginava di un verde molto acceso.
Una mano dalle dita affusolate teneva fermo sulla testa un cappello di paglia, nonostante il vento volesse imperterrito farlo volare via.
Con passi delicati scendeva un gradino dopo l'altro, mentre lui la guardava e pensava che creatura più bella, no, non fosse mai stata creata.
Forse da una dea, una Venere dipinta, una ninfa del mare, una sagoma che anche il Bernini avrebbe fatto fatica a scolpire con le sue mani.
Un vestito blu, forse di seta, le fasciava il corpo come un guanto.
Più lei si avvicinava, più lui ne scopriva i dettagli, e più aveva desiderio di saperne di nuovi.
Perle alle orecchie e sul collo.
Scarpe troppo alte per scendere quei gradini, ma che lei calzava con una fluidità straordinaria.
Non un passo falso, non un attimo di cedimento. Continuava la sua discesa ignara della sua bellezza, ignara di quegli occhi che non si erano allontanati da lei nemmeno per un istante.
Le labbra piene, piene di un sorriso non diretto a qualcuno in particolare, si muovevano silenziose, canticchiava probabilmente.
Era bella.
Ma non di quel genere che fa girare le teste degli uomini al suo passaggio.
Di quel genere che sbarra gli occhi, fa tremare le gambe, intimorisce, disarma.
E lei, persa in chissà quale pensiero, continuava a scendere quei gradini, un passo dopo l'altro.
Arrivata alla fine della scala, lui capì di amarla già."
-MH
sabato 24 ottobre 2015
“L'amai, non per un attimo.”
Sii felice
"Sii felice.
Apri la finestra e fai entrare il sole.
Compra un libro.
Ammira il Colosseo come fosse la prima volta.
Lascia che il vento ti spettini i capelli.
Mangia un gelato, anche se fa freddo.
Corri in un prato a piedi nudi.
Accarezzale il viso.
Sii felice.
Prendi il treno sbagliato.
Disegna un fiore sul tuo diario.
Fa' un tatuaggio di cui poi da grande ti vergognerai.
Non guardare ciò che appartiene al passato.
Conserva il potere di lasciarti meravigliare.
Chiamala.
Va' al mare di notte.
Sii felice.
Grida sotto la curva per la tua squadra del cuore.
Parla di lei con gli amici.
Credi in te stesso.
Perditi in una città estera.
Va' a una festa in maschera.
Va' da lei.
Sii felice e va' da lei.
'Che tanto le due cose coincidono."
-R
venerdì 23 ottobre 2015
Una mattina d'ottobre
Si erano salutati una mattina d'ottobre che pioveva forte in stazione, S'erano guardati fissi negl'occhi, blu i suoi, verdi di lei, per un tempo che era parso loro infinito e che servì a scavare nell'anima dell'altro un'ultima volta.
Si erano salutati una mattina d'ottobre che faceva anche più freddo, forse era colpa di lui che partiva, il freddo, forse era colpa di lei che restava, o forse era solo colpa di quella stagione. S'erano baciati con lo sguardo tutto il tempo, tenendosi solo le mani le une dentro le altre, strette, come se quel tempo davvero si fosse fermato, come se quel treno verde scolorito non avesse dovuto mai lasciare quei binari.
Si erano salutati una mattina d'ottobre quando non c'era più niente da dire o da fare, da pensare, da ottenere e da sperare, ma quando c'era ancora tanto da amare e loro lo sapevano, lo sapevano bene che c'era tanto da amare, ma no non si poteva più, o forse si ma non lo si voleva abbastanza, o forse nessuna delle due cose, forse semplicemente era destino che tutto scomparisse ma che allo stesso tempo rimanesse però come un puntino all'orizzonte, un monito di cio che erano stati.
S'erano salutati una mattina d'ottobre mentre gli occhi si respiravano e le bocche piangevano, mentre le mani stringevano il cuore dell'altro. Poi si staccarono, di colpo, e lui salì su quel treno. La pioggia era diventata una tormenta interiore, un tormento per il cuore la partenza. Il treno si allontanava. Le mani bruciavano già di mancanza e quella mattina d'ottobre ormai sapeva di una mattina qualunque.
-R
“Io ero pittore, lei la mia tela”
giovedì 22 ottobre 2015
Le ultime parole di Ettore ad Andromaca
mercoledì 21 ottobre 2015
Antica guerra o società moderna?
martedì 20 ottobre 2015
“Che la tua libertà non è la tua solitudine. ”
lunedì 19 ottobre 2015
Ultime volte
L'ultima volta, ricordo aveva la sigaretta in bocca mentre sussurrava piano.
"Ci vediamo presto."
Quella frase scivolò via come il fumo.
Si lasciò andare in un turbinio di correnti e venne portata altrove.
L'ultima volta, in quel pomeriggio lieve, pianse con me dicendo di non volermi perdere.
E poi successe qualcosa. Si persero le lacrime sul fazzoletto e ci perdemmo anche noi.
L'ultima volta, quando mi baciò, mi spogliò l'anima da ogni tormento.
L'ultima volta che l'ho guardata sentivo corrermi addosso gli stessi brividi della prima.
L'ultima volta, quando l'ho salutata, pioveva.
Pioveva forte fuori.
Pioveva forte dentro.
Sono così strane le 'ultime volte'.
Si vestono di una così bella e soave nostalgia, una melanconica melodia.
Un ricordo, talvolta lieve, talvolta rumoroso.
Così differenti dalle prime.
Piene di imbarazzo e innocente curiosità.
Le prime volte portano un desiderio.
Le ultime, lo eliminano.
L'ultima volta, proprio quel giorno, mai avrei immaginato di amarti. E la prima volta, in quel mese là, mai avrei creduto che avrei fatto dopo i conti con la paura di perderti.
E dopo la tua ultima volta, io rivolevo la prima.
E tu non c'eri.
-MH
domenica 18 ottobre 2015
Sarà la domenica, forse
Son strane quelle giornate così, quelle in cui ti alzi e c'è il grigio in cielo, il vento che spettina gl'alberi e fa rotolare le prime foglie secche per strada. Quando ti svegli e non sai il perché, ma il letto è più freddo del solito, il pigiama un po' più scomodo e il risveglio un po' più stanco. 'Che non sai se il grigio sta fuori o ce l'hai dentro.
Però forse non è poi cosi, forse è la malinconia della domenica, di questo giorno diverso, di riposo per molti ma non per tutti, di passeggiate sulla riva del lago o in un centro commerciale, perché quella maglia a colori gli sta di certo a pennello e io gliela vorrei comprare. Però non posso, non potrei dargliela, in effetti no, non lo vedo più. Quel paio di scarpe starebbero bene a me quindi si, allora compro queste, mi faccio un regalo perché in fondo la domenica è bello comprare regali, è quasi un giorno di festa. 'Che però spesso non la passi con chi vuoi, no, allora diventa un giorno come un altro, un giorno spento e allora arriva il grigio fuori e dentro, e poi quand'è cosi come la colori la stanza, il cielo, te stessa, tutto intorno. Come glielo dici agli altri che il grigio non ti piace, che vuoi l'arcobaleno ma tanto loro non ti sentono. Come glielo dici che tu la maglia gliela compreresti pure però vorresti anche quel paio di scarpe, ed è un casino quando sei indeciso tra due felicità, la tua o la sua, 'che tanto lo sai dall'inizio che sceglieresti sempre, sempre la sua perché così si accende anche la tua, di felicità. Ma sì, sarà la malinconia di questa domenica, sarà che fa più freddo ora, sarà che non c'è niente da fare,sarà che anche tra la folla del centro commerciale manca una mano da stringere forte.
-Rebecca
sabato 17 ottobre 2015
Chissà
«Chissà se mi accetterai con tutte le mie paranoie. Chissà se ti farò impazzire anche con i capelli colorati o con i dilatatori alle orecchie. Chissà se per te sarò sempre la ragazza raffinata con lo sguardo altezzoso. Chissà se al mattino mi penserai e ti spunterà il sorriso ricordando qualche parola strana che ho detto o qualche pensiero contorto di cui ti ho reso partecipe. Chissà se ti andrà bene stare con me quando sono triste e non dico una parola. Chissà se sarai felice quando ti chiederò di andare in montagna a camminare per ore e ore solo per vedere una stella alpina o un tramonto. Chissà se i miei film ti piaceranno e avrai le mie stesse sensazioni. Chissà se accetterai una ragazza diversa dalle altre che ama giocare,ascoltare la musica sdraiata a testa in giù sul lettone,andare a fare shopping comprando solo in determinati negozi. Chissà se il mio naso che si arriccia o le mie mani in continuo movimento ti faranno ridere o le considererai da ragazzina. Chissà se ti piacerà leggere le poesie mentre stiamo su un prato. Chissà se ti andrà bene tenermi per mano. Chissà se mi abbraccerai quando sto male o quando mi sento terribilmente sola. Chissà se mi capirai al massimo e mi apprezzerai a dovere. Chissà se ti andrò bene così. Se amerai più i miei difetti dei pregi. Se la notte li passerai in rassegna e ti sopraggiungerà un'immagine di noi ogni volta che chiudi gli occhi. Chissà se mi sognerai. Chissà se sognerai un futuro insieme a noi,con dei figli,un cane e magari qualche giornata al mare o in montagna. Chissà se trangugerai le mie lasagne poco cotte o le mie verdure senza sale. Chissà se mi porterai al cinema o a cena fuori e non farai altro che dirmi che mangio poco e sono troppo magra. Chissà se mi prenderai in braccio e mi farai il solletico dopo avermi buttato sul letto. Chissà se mi farai giocare alla play tra le tue gambe e mi farai vincere apposta solo per vedermi urlare di gioia. Chissà se mi abbraccerai fino a farmi un pochino male. Mi abbraccerai così forte solo per farmi entrare un secondo dentro di te. Per farmi sentire amata. Per farmi capire che come me non c'è nessuno. Che ti basto così. Che non mi cambieresti mai. Chissà se mi amerai come faccio io. Tutti i giorni. Tutto il giorno.»
-Silvia