Dovevamo andarci insieme a quel concerto.
Avevo comprato i biglietti mesi prima: Eagles of Death Metal.
Lei li adorava.
E non l'avresti mai detto che una come lei, una tipa spocchiosa e schizzinosa come lei, beh sì, non avresti mai detto che una come lei avrebbe amato un gruppo simile.
Era questo il bello: riusciva sempre a sorprenderti.
Nel momento in cui pensavi di conoscerla, di aver capito quale fosse il meccanismo giusto, ti fregava.
Cambiava tutto, ed era straordinariamente stimolante e affascinante.
Quella sera avevo intenzione di dirle che volevo lei.
Che senza la sua presenza il caffè era amaro anche con lo zucchero.
Che il Louvre rimaneva un museo vecchio e con troppe storie da raccontare.
Che senza di lei non aveva senso.
Riuscivo a esistere, ma lei mi dava la forza per vivere.
Io vivevo di lei.
Vivevo delle sue risate in faccia alla gente.
Vivevo del suo repentino cambio d'umore senza spiegazioni.
Vivevo delle sue magliette larghe, sgualcite, trovate in qualche armadio e indossate.
Lei ridava vita a quelle magliette.
Le stavano tremendamente bene.
Si appoggiavano sui suoi fianchi così leggeri e io temevo sempre di essere pesante quando la sfioravo.
E non stringevo.
Era fragile, tremendamente fragile e odiava saperlo.
Odiava qualsiasi cosa la rendesse vulnerabile, anche se in realtà era lei a rendere gli altri così.
Le bastava uno sguardo.
Le bastava uno sguardo ben assestato e tu, tu ti chiedevi come avessi potuto confondere fino ad ora una tale bellezza.
Come avessi potuto non coglierla.
Io l'amavo e volevo dirglielo.
L'amavo e volevo lei.
E poi sono entrati.
Si è girata piano, ha sorriso e ha detto che se fosse morta le sarebbe piaciuto baciarmi prima.
E io l'ho baciata.
L'ho baciata silenziosamente tra il rumore del fuoco e delle grida.
L'ho baciata piano e ho cominciato a piangere.
E sembrava tutto così lontano, tutto così ovattato.
E noi. E noi ci baciavamo.
Ci baciavamo per dire che l'amore ci avrebbe salvati.
Bastava poco.
E poi lei ha avuto un sussulto. Ha cominciato a sanguinare e le mie mani hanno stretto quei fianchi.
Quei fianchi leggeri.
"Ti amo."
Ha sorriso e si è spenta.
E io sono morto.
Quel giorno, io sono morto.
Mi sono sentito venir meno. Son crollato. Forse su di lei, forse su qualche altro corpo.
Urlavano, ma non mi importava.
Lei era andata via.
Loro l'avevano portata via.
Ho pregato che portassero via anche me. Ho pregato in un bagno di lacrime e sangue.
E poi buio.
Svegliarsi dopo in un letto di ospedale col suo sapore sulle labbra fu terribile.
Lei non c'era a tenermi la mano.
"Ti amo anche io."
-MH.
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