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giovedì 26 novembre 2015

" Occhi immobili "

Sguardo perso nel vuoto. Stanco.
Abiti da lavoro. Sporchi.
Zaino sulle spalle. Pesante.
Stava immobile, in piedi, a guardare fuori dal finestrino le stazioni che passavano una dopo l'altra, aspettando la sua, quella che l'avrebbe portato a casa finalmente.
Stropicciava gli occhi esausti con mani altrettanto provate, ancora sporche di calce e polvere, con mani rosse dal freddo sentito.
Chissà quanti pugni di mosche avevano stretto quelle mani, chissà quante donne avevano avuto il privilegio di esser strette da quelle mani, così forti ma così fragili, così dure ma così delicate.
Continuava a guardare fuori perso in chissà quali pensieri, lontano in chissà quali posti, chiudendo a volte gli occhi per pochi attimi, in cui forse la stanchezza aveva la meglio su di lui.
Non si era accorto di me che lo osservavo, in maniera così intensa da corrurgare la fronte, volevo entrare nei suoi pensieri, farmi spazio a qualunque costo, scoprire perché il suo sguardo si facesse così buio a tratti, perche le sue mani si stringessero così forti tra di loro, o perché, bellissime, giocassero con la polvere ancora tra i mori capelli. Le labbra socchiuse sembrava chiedessero baci, sembrava supplicassero amore.
Poi di colpo i suoi occhi nei miei. Un brivido lungo la mia schiena in riflesso a quelle iridi così verdi e profonde.  Il rosso avvampava sulle mie guance ma gli occhi non accennavano a staccarsi dai suoi. Sembrava corresse una strana elettricità tra noi, una sintonia di corpi sconosciuti. Nessuno dei due accennava a distogliere lo sguardo, a staccare quella corrente. Entrambi non riuscivamo a compiere alcun movimento.
Incurante delle persone attorno a noi, tolse una mano dalla prigione dell'altra, e lenta, misurando ogni singolo gesto, quella mano scivolò sulla mia guancia, delicata, toccandomi il viso appena con le punte delle dita.
I miei occhi si chiusero d'istinto, e in un attimo era tutto finito, poteva esser stato tutto frutto della mia immaginazione, ma la traccia bollente che ancora scottava sul viso, non lasciava spazio ad alcun dubbio.
Le porte si aprirono, lui scese di corsa, pentito forse di essersi lasciato andare, ma potevo vederlo, sulla banchina di fronte a me, con gli occhi ancora legati ai miei. 

                                 -R

lunedì 23 novembre 2015

Un giorno tornerò a prenderti

“Un giorno tornerò a prenderti. 
Non so con chi sarai. Forse in un caffè a bere cioccolata.
Forse riderai e quella doveva essere una giornata senza volto. 
Una di quelle in cui ti chiedi cosa hai fatto. 
Ma io un giorno, tornerò a prenderti. 
Magari con un mazzo di rose o senza un soldo in tasca. 
Ti saluterò all'improvviso. 
"Ciao come stai?"
Tu mi regalerai attimi di silenzio poi dirai: "Quanto tempo."
E sarà così. 
Metterò la fine al 'quanto tempo' e lo trasformerò in 'ora'. 
Ora sono qui, davanti a te. 
Un giorno tornerò a prenderti. 
Ti ricorderò quanto era bello ridere di ogni problema. 
E tu socchiuderai gli occhi e mi prenderai per pazzo. 
Un giorno tornerò a prenderti.
Forse quando avrò smesso di odiarti.
Quando non mi farà più male pensarti. 
Quando tornerò al mare. 
Un giorno tornerò a prenderti. 
"Ricominciamo."
Mi risponderai che ora hai una vita. 
E ti dirò che io ne ho avute tante. 
"Andiamo via, ti amo."
Mi prenderai per pazzo, di nuovo.
E ti ricorderai quanto mi ami.
Forse non hai mai smesso e stai pensando a me che leggo mentre ti accarezzo i capelli. 
Forse mi avrai dimenticato, ma poi ti sarai seduta per una birra e sarà passata quella canzone in radio.
Sì, proprio quella che ti cantavo io. 
E penserai a quante volte mi hai odiato. Quando ti parlavo di ciò che mi faceva emozionare.
Quando andavo avanti le ore, senza respirare.
Quando ti addormentavi col mio respiro sul collo. 
Quando il mio profumo era quello di casa.
E ti mancherà la sensazione di essere a casa. 
Di essere con me.
Un giorno tornerò a prenderti.
Senza la pretesa di trovarti.
Senza la speranza di averti. 
Però potresti esserci, ascoltarmi. 
Un giorno tornerò a prenderti e ti dirò che io il primo amore volevo ricordarlo per sempre. 
Volevo che stesse accanto a me ogni mattina. 
Un giorno tornerò a prenderti.
E tu ci sarai. 
Mi dirai: "Quanto tempo"
Io ti bacerò.
Un giorno tornerò a prenderti, è una promessa.”



-MH.

martedì 17 novembre 2015

“Paris in love”

Dovevamo andarci insieme a quel concerto. 
Avevo comprato i biglietti mesi prima: Eagles of Death Metal. 
Lei li adorava. 
E non l'avresti mai detto che una come lei, una tipa spocchiosa e schizzinosa come lei, beh sì, non avresti mai detto che una come lei avrebbe amato un gruppo simile. 
Era questo il bello: riusciva sempre a sorprenderti.
Nel momento in cui pensavi di conoscerla, di aver capito quale fosse il meccanismo giusto, ti fregava. 
Cambiava tutto, ed era straordinariamente stimolante e affascinante.
Quella sera avevo intenzione di dirle che volevo lei.
Che senza la sua presenza il caffè era amaro anche con lo zucchero.
Che il Louvre rimaneva un museo vecchio e con troppe storie da raccontare.
Che senza di lei non aveva senso. 
Riuscivo a esistere, ma lei mi dava la forza per vivere. 
Io vivevo di lei.
Vivevo delle sue risate in faccia alla gente.
Vivevo del suo repentino cambio d'umore senza spiegazioni.
Vivevo delle sue magliette larghe, sgualcite, trovate in qualche armadio e indossate.
Lei ridava vita a quelle magliette. 
Le stavano tremendamente bene. 
Si appoggiavano sui suoi fianchi così leggeri e io temevo sempre di essere pesante quando la sfioravo.
E non stringevo.
Era fragile, tremendamente fragile e odiava saperlo.
Odiava qualsiasi cosa la rendesse vulnerabile, anche se in realtà era lei a rendere gli altri così.
Le bastava uno sguardo. 
Le bastava uno sguardo ben assestato e tu, tu ti chiedevi come avessi potuto confondere fino ad ora una tale bellezza. 
Come avessi potuto non coglierla.
Io l'amavo e volevo dirglielo.
L'amavo e volevo lei.
E poi sono entrati. 
Si è girata piano, ha sorriso e ha detto che se fosse morta le sarebbe piaciuto baciarmi prima.
E io l'ho baciata. 
L'ho baciata silenziosamente tra il rumore del fuoco e delle grida.
L'ho baciata piano e ho cominciato a piangere. 
E sembrava tutto così lontano, tutto così ovattato. 
E noi. E noi ci baciavamo. 
Ci baciavamo per dire che l'amore ci avrebbe salvati. 
Bastava poco.
E poi lei ha avuto un sussulto. Ha cominciato a sanguinare e le mie mani hanno stretto quei fianchi. 
Quei fianchi leggeri. 
"Ti amo."
Ha sorriso e si è spenta. 
E io sono morto. 
Quel giorno, io sono morto. 
Mi sono sentito venir meno. Son crollato. Forse su di lei, forse su qualche altro corpo. 
Urlavano, ma non mi importava. 
Lei era andata via. 
Loro l'avevano portata via. 
Ho pregato che portassero via anche me. Ho pregato in un bagno di lacrime e sangue. 
E poi buio. 
Svegliarsi dopo in un letto di ospedale col suo sapore sulle labbra fu terribile.
Lei non c'era a tenermi la mano. 
"Ti amo anche io." 

-MH.

lunedì 16 novembre 2015

"Ciao, ci vediamo.. "

Il destino è maledettamente beffardo.
Mai avrei pensato di incontrarlo su un treno così affollato di persone e rumori e odori. Eppure, ha puntato gli occhi su di me quando ancora ero sulla banchina, quando ancora non s'erano aperte le porte.

 Ciao, quanto tempo. Si io sto bene. Si vede che sei stanco. No no, io ancora studio. Ah scendi a Termini? Va bene, allora buona giornata.

 Dopo tanto tempo l'ho visto. L'ho visto ed era stanchissimo, in piedi dalle 6 per andare al cantiere e quindi aveva gli occhi ancora piu socchiusi del solito ma erano se possibile ancora piu belli, tendevano ad un verde che lascia senza fiato, anche se cerchiati da occhiaie ..si toccava la barba di qualche giorno, sul viso tirato dalla stanchezza, e si vedevano le sue  mani dalle dita affusolate come le ricordavo, ma rovinate dal lavoro. E a me è venuto in mente di quando era un ragazzino paffutello e di barba non aveva nemmeno un accenno. Di quando io avevo piu o meno 11 anni e lui 12. Io l'ho conosciuto prima di lei. Ho conosciuto prima di lei la sua testa matta e il ragazzo ingestibile che era. Sono 8 anni che quando lo vedo impazzisco come la prima volta. Lei non potrà mai cancellare il legame tra me e lui né l'elettricità tra i corpi quando siamo vicini. In un modo o nell'altro sarà sempre un po' anche mio. Io sarò sempre un po' sua. Due persone come noi non si troveranno mai insieme, non riuscirebbero mai a sopportare la banale routine della coppia. Ma saremo sempre legati da un filo invisibile.

Non ti ho baciato sulle guance quando sei sceso dal treno, lo sai che non si può più. Lo sai che non si può baciare sulle guance chi ti sta sul cuore.

"Ciao, ci vediamo.." No, non ci vedremo e lo sappiamo benissimo, se non per questi scherzi del destino, scherzi che creano imbarazzo, silenzi, sorrisi, mancanze che non si colmano più. E ogni volta che ci vedremo, ci avvicineremo sempre di più al bordo della follia.

                                     -MH

giovedì 12 novembre 2015

“Vieni a dormire da me sta sera?”

“Vieni a dormire da me sta sera?
Era tanto che non me lo chiedeva. 
Era tanto che non chiudevo gli occhi con la consapevolezza di averla a distanza di un cuscino. 
Quella frase, all'apparenza una come tante, mi fece avere un battito in più. 
Vieni a dormire da me sta sera?
Certo che vengo, per stare con te, qualsiasi stato d'umore indossi. 
Tanto rimani sempre bella. 
Certo che vengo, anzi corro, così non perdiamo tempo.
Così ti chiedo come stai e tu mi rispondi che va tutto bene. 
E giochiamo così: a chiederci "come stai?" fino a quando non ci lasciamo andare.
Come stai tu, come sto io. 
Male.
Ma poi come stiamo noi?
Bene. 
Era tutto in disordine quando ci mancavano un po' di più. 
Quando i nostri momenti sciamavano un po'. 
Vieni a dormire da me sta sera?
Volentieri, aspettami che passo a comprare le sigarette, quelle che ti fanno ricordare come sia avere la bocca al sapore di felicità. 
Vengo a dormire da te sta sera, adesso come stai? Spero ti senta meno sola. 
Ti offro tutto il mio petto, tutte le mie braccia e le tue paure, le addormentiamo con le nostre risate. 
Che poi dormo sempre prima io, anche se tu sei più stanca. Mi posi gli occhi addosso e il mondo cambia. 
Fa freddo, mettiti il pigiamone di pile, quello che ti fa ridere. Quello che ti fa tirare fuori la lingua e allargare gli occhi. 
E chissà di che colore sono. 
Se lo chiedono tutti, ma io lo so.
Gli alberi in autunno, quelli di Londra. 
Hyde Park.
Ecco i tuoi occhi. 
Sta sera ti faccio stare bene, allontaniamo le sofferenze.
Una birra, le coperte, tu ed io.
Chiunque dica che la felicità non esiste, non ha mai ricevuto un tuo messaggio.
Non ha mai avuto l'onore di colorarti la vita. 
Artista come me, anche se non lo sai. 
Vieni a dormire da me sta sera? 
Certo che vengo da te, come potrei rifiutare?
Casa è ovunque, basta che ci sia tu.”

-MH

martedì 10 novembre 2015

“Sfiorala piano”

“ “Ti amo”.
Era la mia frase preferita. Pronunciata dalle sue labbra, assumeva quel tocco di evanescente e soffuso. 
Un mazzo di fiori profumato. 
Io che ho sempre odiato l'amore e le sue controindicazioni. 
Io che ho sempre ritenuto idioti coloro che si regalavano cioccolatini. 
Io che le canzoni le ho sempre ascoltate solo per me, mi son ritrovato a rispondere: "anche io ti amo."
Ed era vero. 
Io l'amavo. 
Amavo il suo modo di parlare, confondendo parole tra loro. Ma in bocca a lei, stavano comunque bene. 
Non era fica, non era una di quelle ragazze a cui avresti urlato per strada. 
Tu l'avresti semplicemente guardata e ti saresti vergognato a rivolgerle un altro sguardo. 
Avresti avuto paura di farla sfiorire. 
E lei era da sfiorare. 
Lei era bella. 
Una bellezza che ti fa arrossire le guance. 
Lei era così bella. 
Sai quando uno è 'così bello'? 
Quando per strada rimani a bocca aperta e il silenzio resta l'unica cosa da fare.  
Quando vederlo ti fa pensare che in fondo al mondo ci sono tante cose per cui vale la pena vivere. 
Quando non sai che fiore comprargli perché nessuno sarà mai all'altezza. 
Quando ancora sa arrossire per un complimento. 
Quando ti parla e ha gli occhi più belli del mondo, non per il colore, ma per ciò che vedi dentro. 
Quando è lasciato indietro da tutti perché non si sa spiegare. 
Quando cammina e non alza mai la testa perché ha troppa paura. 
Quando i fazzoletti di seta con cui si asciuga le lacrime riportano le sue iniziali. 
Quando usa ancora fazzoletti di seta. 
Quando inizia a parlare e, qualsiasi cosa dica, diventa desiderabile. 
Quando non importa dove, conta soltanto che ci sia al tuo fianco. 
Quando la mattina ha ancora gli occhi chiusi ed è comunque meraviglioso. 
Quando scrive lettere che aspetti con ansia di trovarti nella cassetta postale. 
Quando cola il trucco e ha comunque un bel sorriso addosso.
Quando ti fa sentire vivo. 
Lei era così. 
Non avevi bisogno di niente quando la sua vita incrociava la tua, anche solo per un minuto. 
E io l'amavo, l'amavo tanto.
Io che dell'amore non avevo mai capito niente. 
Io amavo lei.”


-MH.

domenica 8 novembre 2015

"Cinque sensi per te"

Anche oggi che c'è il sole ho deciso di parlar di te. Oggi che ti sento più vicino, oggi che sei qui. Oggi i miei sensi hanno deciso di raccontarti.
Udito.
La tua voce calda, il rumore dei tuoi passi, i tuoi sussurri e il ritmo dei tuoi respiri, i versi strani e divertenti, schiarirti la gola per chiedere la mia attenzione.
Olfatto.
Il tuo non è un profumo, ma un'essenza inconfondibile, solo tua, e forse un po' anche mia ormai, ma di nessun altro. L'odore dei tuoi vestiti, a volte odore di tabacco, quasi mai di dopobarba, ogni tanto di pioggia e sedili in pelle.
Gusto.
Il sapore dei baci, dei troppi caffè che bevi, di succo di frutta soltanto alla pera, sapore di te.
Tatto.
La tua pelle liscia, i capelli castani e morbidi, la barba folta, i maglioni, i pantaloni con le tasche, 'che sono più comodi. I calli sulle mani stanche e le unghie mangiate dal nervoso.
Vista.
Lo spettacolo più bello. Il senso più appagato. Io ti vedo, con i miei occhi vedo i tuoi. Ti vedo interamente per la persona che sei, e nessuno potrebbe chiedere di meglio.

                          -MH

venerdì 6 novembre 2015

“Voglio una vita con te”

“Quando ero piccola dicevano che "l'erba voglio non cresce nemmeno nel giardino del re". 
E ci ho creduto. 
Ho sempre detto: "vorrei", ma questo lo puoi fare fin quando non ami. 
Poi ho incontrato te. 
E da lì il "vorrei" non ha più reso l'idea. 
Io con te voglio. 
Voglio una vita insieme. 
Voglio alzarmi la mattina, e trovarti di fianco a me. Con la mano sul mio petto, e gli occhi chiusi. 
Voglio baciarti quando hai ancora il segno del cuscino ai lati delle labbra. 
Voglio dirti: "buongiorno amore" ancora prima di aprire le finestre, voglio arrivare prima del sole.
Voglio portarti il caffè a letto, con un biscotto, che forse mai mangerai. 
Voglio scriverti su un post-it che anche sta mattina svegliarsi con te è una gioia.
Voglio prepararti il pranzo e metterti un fiore accanto al piatto. 
Voglio chiederti di andare a prendere un thé in quel bar così carino e antiquato. Quello con le poltrone in pelle e gli scaffali che odorano di libri. 
Voglio camminare per le strade durante il periodo di Natale. 
Mano per mano, con le sciarpe fin sopra al naso. 
Voglio farti un'improvvisata al lavoro. 
Due panini, giusto per pranzare insieme, mi basta vederti. 
Voglio comprare cose per casa che mai useremo. 
Voglio addobbare l'albero e finire a far l'amore sul tappeto. 
Voglio invitare i nostri amici a cena il sabato e scegliere insieme il vino. 
E io non ci capirò mai niente. 
Voglio che tu mi abbracci da dietro mentre lavo i piatti. 
Con i capelli legati. 
Voglio fare la doccia con te e vedere le tue mani che corrono sul mio corpo insieme alle gocce d'acqua. 
Voglio dirti che ti amo. 
Che ti amo ogni giorno un po' di più. 
Che sono fortunata ad averti. 
Che voglio te, tutta una vita. 
Che voglio te che la sai rendere speciale in ogni tua sfaccettatura.”

-MH.

giovedì 5 novembre 2015

“Autunno come stato d'animo”

"Era tardi. 
Forse le 02:00, forse le 04:00.
Non c'era differenza. 
Il tempo non correva senza di te.
Sembrava tremendamente fermo. E quel silenzio, era quanto di più rumoroso ci fosse.
Non so se scrissi.
Non se fumai o mi appoggia al freddo vetro della finestra, per guardare fuori.
Forse speravo di vederti lì, in cerca di qualcosa o in attesa. 
E avrei atteso, con te magari. 
Non ricordo se fuori facesse freddo. Ricordo che dentro c'erano 0º. 
Ricordo il sangue gelato, gli occhi opachi e il non sentire nulla.
Vuoto completo.
Era sempre così, ogni volta.
Tu andavi via, io rimanevo con qualcosa in meno.
Prima i sorrisi, poi i sogni.
Non ricordavo nemmeno più che cos'altro ci fosse.
Pensavo di essere finito da tempo.
Invece continuavo a demolirmi, silenziosamente. 
E tu continuavi a non esserci.
Ma la mancanza si sentiva.
La sentivo nel petto, quando bruciava un po' di più. 
La sentivo nelle mani, quando mi trovavo a stringere un pensiero, pur di averti ancora un po'. 
Non ricordo se fuori ci fosse qualcuno, non c'eri tu.
Non ricordo se la notte fosse piena di stelle o senza luna. 
Andava via tutto con te, a piccoli passi. Man mano sempre più lontani. 
Non ricordo tante cose quando non si tratta di te. 
Non ricordo nemmeno come si sorride quando non ci sei tu. 
Non ricordo."


-MH.

mercoledì 4 novembre 2015

“Incapace di amare”

“Io non lo so.
Non so come si faccia.
Non so cosa voglia dire "amare qualcuno". 
Non so se abbia a che fare con la dipendenza o con la lancinante mancanza.
Non so se sia un equilibrio tra pregi tuoi e difetti miei.
Non so se ci sia una regola che dica che dovrò chiamarti io per prima.
O una che sottolinei il mio continuo sbagliare. 
Io non lo so.
Non so nemmeno cosa tu mi abbia fatto. 
A me che mai ho creduto. 
Tu che arrivi silenziosa e che accarezzi, lieve, quelle ferite. 
Non so perché ti sia venuto in mente.
Chissà cosa pensavi quel giorno lì, quello in cui mi hai sfiorata la prima volta. 
Non so perché io, tra tanti.
Tu dici che ti rendo felice.
Io dico che non so come si fa'. 
Allora ho pensato che forse sta tutto lì il segreto.
Sta nel non saperlo, ma nel farlo spontaneamente. 
Senza chiederselo. 
E ti chiedo scusa, per tutte le volte che imparerò ad amare meglio, sbagliando prima.
E mi chiedo se ogni volta, ti ritroverò ad aspettarmi.
Con la stessa mano tesa.
Con gli stessi occhi innamorati. 
Che poi, innamorarsi è un attimo. 
Forse nemmeno ce ne accorgiamo.
Forse nemmeno sappiamo l'attimo preciso. 
Forse accade e basta perché tu mi salvi e io mi faccio salvare. 
Forse tu mi baci e io torno a respirare.
Ma se anche smettere fosse questione di un attimo rubato al nostro tempo?
Un solo attimo.
Così, sperduto, zoppicante. 
E cadi, e te ne accorgi.
Lì si sente tutta e sai perfettamente il perché. 
E maledici il quando.
E mi chiedo se anche per noi ci sarà, e tremo un po' di più. 
Diventa tutto più freddo quando non ci sei.”


-MH.

martedì 3 novembre 2015

“Che tu sia per me tutte le volte”

“Ogni volta che vado via, ti lascio sempre un pezzettino di me. Magari tra le asole della giacca. 
Ogni volta che salgo su un treno, l'ultimo sguardo è per te. 
L'ultima occhiata al finestrino.
L'ultimo sussulto prima di salire. 
Ogni volta che ti tengo la mano, mi piace il tocco che hanno le tue dita. 
Mi piace come si incastrano con le mie. 
Mi piace come si sfiorino. 
Ogni volta che ti bacio, ogni volta, sembra sempre la prima. 
E non parlo di baci con la lingua.
Non parlo di baci maliziosi. 
Non parlo di un letto, di un hotel, o di una scopata tanto per. 
Parlo della voglia di sentirti. 
Parlo del voler baciare il tuo sorriso, in faccia al mio. 
Parlo di volerti baciare con ogni parte del corpo, partendo dallo sguardo. 
'Che ci si rimane incastrate in certi sguardi. 
Arrivano al petto, senti il cuore che batte, senti qualcosa allo stomaco. 
Non farfalle, troppo poco.
Senti di essere una persona diversa, forse migliore. 
Ogni volta, spero che ogni bacio sia il penultimo.
Ogni volta spero che tu veda qualcosa di buono in me, che non combino mai nulla. 
Ogni volta, ogni fottuta volta chiedo altri attimi. 
Li rubo piano, di sottecchi. 
Chiedo un attimo per stringerti ancora un po'. 
Chiedo un attimo per respirarti, perché il tuo profumo è il più buono del mondo. 
Chiedo un attimo per ripercorrerti con le mani, sistemarti i capelli, prenderti il viso, scendere sui fianchi. 
Chiedo un attimo, niente di più. 
Un attimo ancora da rubare a lancette troppo veloci. 
Ogni volta, mi innamoro di te un po' di più. 
Ogni volta desidero che tu sia la parte della mia vita, quella speciale. 
Ogni volta, che tu sia per me tutte le volte. ”



-MH.