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mercoledì 11 gennaio 2017

Hic et nunc

Prima di lei, l'amore era nelle linee di quadri con corpi in ricerca. 
E lo vedevi nel non toccarsi mai, o nel baciarsi per sempre. 
Prima di lei, l'amore era nelle pagine di libri mai finiti. 
Nel tempo che le tue dita percorrevano le righe. 
Nei numeri che scivolavano, e per la pienezza di quell'amore, tu, alla fine, ti sentivi quasi mancante. 
Prima di lei, l'amore era nel susseguirsi di melodie ben armonizzate. 
Nel lento accordo di un pianoforte, lasciato chissà dove. 
Con altre note da suonare. 
Con alcune già consumate. 
E prima di lei, l'amore non era mio. 
E c'era sempre qualcun altro a increspare le labbra. 
A stringersi per i baci a gennaio. 
E al posto suo, accanto al cuore, carezzava piano una lontana malinconia. 
Una rispettosa rassegnazione alla mancanza. 
Prima di lei, il caffè era con due bustine di zucchero. 
E non era dolce neanche un po'. 
Le sigarette lanciate per terra. 
E gli occhi anche.
Prima di lei, i fiori perdevano i loro petali. 
E la natura, faceva solo il suo corso. 
Prima di lei, solo tanti motivi per guardarsi indietro. 
Avanti, non arrivava. 
Le suole avevano pochi passi, le felpe lo stesso profumo. 
E prima di lei, non c'erano istantanee da passarsi tra le mani. 
E condividere attimi col tempo, in un'eternità  delicata. 
Fiori congelati, col sole a baciarli. 
Prima di lei, la musica era il silenzio. 
Ovattato, lento. 
Le carezze fredde, la pelle bianca. 
Prima di lei, penso di non essermi mai innamorata. 
Prima del senso a ciò che è stato. 
Prima di lei che arriva e mi da fiato. 
Tutti i respiri mancanti. 
E i baci sui sorrisi, impressi per davvero. 
E prima di lei, il battito colpiva stanco. 
Le mani senza niente. 
Prima del risuonare di ogni giorno. 
Prima del conto perso di un tempo insieme. 
Prima di lei. 
Prima dei baci lenti, lunghi. 
Prima dei sospiri da attaccare ai rami, a sfiorare il cielo. 
Prima di lei, esistere senza sforzi. 
Prima di vivere con le fossette tirate e gli occhi pieni. 
Prima dei "ti amo".  
Prima di qui ed ora. 
E prima di lei, non era niente. 

-MH


venerdì 14 ottobre 2016

“Tramonto su mare.”

"Quando la vidi la prima volta era sottile. 
Troppo piccola nella sua felpa, per giustificare le mancanze. 
Non aveva quasi niente.
Le gambe erano nude, e si perdevano sullo sfondo di un qualsivoglia posto. 
Le mani fare capolino e il collo coperto dalle loro premure. 
Quando la vidi la prima volta pensai che si fermasse tutto e che, in fin dei conti, pesasse quanto un attimo. 
Quando la vidi la prima volta divenne la misura funzionante. Il meccanismo universale in una serie di ingranaggi che non ne hanno mai voluto sapere niente di logiche razionali. 
E mi ricordo la leggerezza di quello sguardo e come me lo pose addosso, quasi fosse un lenzuolo. 
Quando la vidi la prima volta neanche le parlai, ma ricordo che la sentii in fondo al cuore. 
Lo accarezzava nell'angolino dimenticato, tra le pieghe impensabili di momenti che pensi di aver perso. 
Quando la vidi la prima volta non sapevo chi fosse e neanche volevo scoprirlo perché non volevo crepare minimamente quel tempo che era stato solo nostro. 
Le informazioni, le voci, i "so, ma non voglio saperlo"..hanno sempre imbrattato i volti. 
Lei volevo che restasse immacolata, vergine come appena colta da un gruppo marmoreo che ti impregna le mani di polvere e la respiri e ti manca il fiato. 
Quando la vidi la prima volta la persi fino a dimenticarla, ritrovandola ogni tanto sotto a qualche pensiero fuggevole di notti insonni alla ricerca di "perché?". 
E quando la vidi nuovamente, già non era più la prima. 
Ed era diversa, più vicina.
Meno colpevole di essere debole. 
Ma era sempre la prima volta, tutte le successive. 
Quando la vidi la prima volta avevamo cominciato a credere che il mare fosse un bel posto, e il cielo non troppo infinito. 
Era tutto un grande mondo da poter mettere a soqquadro. 
E cercare di sistemarlo, era il nostro modo di amarlo. 
Quando la vidi la prima volta era con le sue mani sotto agli occhi, perché tirava vento e si copriva le guance. 
La sua innocenza stretta tra le mie braccia. 
E la protezione che si deve all'ingenuità. 
Quando la vidi la prima volta le stelle avevano un filo che le teneva, accorciando le distanze e la luna la guardavi col naso all'insù fermandoti in mezzo alla strada. 
E le giornate scandite da continui respiri mancati e sospiri appesi a qualche nuvola, quando il cielo aveva paura d'essere nudo. 
Quando la vidi la prima volta suonava sempre il pianoforte. La musica seguiva i battiti del cuore. 
I divani che mai ho rifatto, le sigarette e tutti quei pacchetti di tabacco. 
Quando la vidi la prima volta le tenevo la mano per farla addormentare e non era mai troppo grande per imparare. 
Aveva una buona armonia nel fondere i suoi contorni con i miei. E non avevo problemi a non trovare alcuni margini. 
Quando la vidi la prima volta, che forse non lo era già da un po', ubriacarsi solo di risate. 
La bottiglia tra le mani e la voglia di respirarsi addosso pagine di storia mai lette. 
Quando la vidi la prima volta era fare l'amore per strada, correndo chissà dove per fermarsi senza un motivo. 
Erano le improvvisate a renderci felici. 
Era un gioco idiota in cui non si vedeva nient'altro ed era tremendamente bello non essere da nessun'altra parte. 
Non seppi mai dove mi trovavo, ma c'era il suo profumo. 
E la voglia di aspettarla sveglia, quando le ore scivolano dal tuo sonno. 
Non essere presente quando sembrava nascondersi dietro ad angoli reconditi di memorie celate. 
Ho maledetto quegli spigoli. 
Ma ne ho amato comunque i contrasti. 
Quando la vidi la prima volta, forse dovrei smetterla di pensarci. 
Quando..
Quando la vidi la prima volta. 
Quando la vidi la prima volta, mi portò via tutte le parole che non ho più detto."


-MH


venerdì 23 settembre 2016

“Ricordando baci infranti”

Quando te ne sei andata, non avevo capito dove. 
Ho speso giorni a chiedermi se ci fosse un posto, un luogo, migliore. 
Non ho mai avuto bisogno di pensare che ci fosse qualcosa di altamente meglio rispetto a noi due. 
Ho sempre creduto che oltre, non ci fosse niente. 
La tua voce, la mia. 
Le tue mani, il mio modo di prenderle. 
I baci la sera, il bagno tardi. 
Il tappeto completamente sfatto e il divano ricoperto dai miei fogli, dalle tue risate, dal mare, il vento e l'estate. 
Quella che doveva venire. 
E tu sei andata via. 
Quando, forse prima che fosse vero. 
Ma io l'ho visto solo in quel momento.
È tutto questo silenzio. 
È tutto quello che mi resta.
Quando te ne sei andata ho smesso di fare tante cose.
Di provare ad andare dove mi avevi promesso. 
Nessun problema, forse non mi sarebbero mai piaciuti. 
E le persone sono sempre perfette. 
Sanno tutto, l'hanno già visto. 
Te ne parlano e rimane uno studio scientifico ancora da terminare. 
E verrà lasciato in un cassetto. 
Lo stesso dei nostri sogni, quello che tu hai rotto.
A volte mi piacerebbe non sapere niente. 
Camminare e imparare che in quell'angolo laggiù posso prenderti un fiore piccolo. 
Non so come si chiami.
Non so nemmeno se ci sia.
Ma so che ti piacerebbe essere svegliata così.
E mi piacerebbe che in giro le mani si possano stringere e poi lanciare per aria.
Senza paura che te la prenda, che sfiorisca. 
E i baci non andrebbero mischiati alle parole.
Si diventa dipendenti da certe cose.
Baciarsi tutte le volte che si ha voglia di stare in silenzio. 
Tanto non bisogna dirsi altro. 
Quando te ne sei andata ho rinunciato a cercare qualcuno che non sapesse niente. 
Tu non sapevi niente.
Io non sapevo niente. 
Io correvo sempre contro tutti gli attimi che mi erano stati tolti.
Tu cercavi di darmene alcuni dei tuoi. 
E quando te ne sei andata è ricominciato questo grande girotondo intorno ad un mondo che era completamente crollato. 
E allora niente girotondo. 
E allora tante cose da raccogliere.
Tante storie.
Prendi le tue, le mie le aggiusterò.
Ritaglia i momenti in cui eravamo insieme.
Togli la mia faccia, toglila da quel giorno.
Le foto strappale. 
Le lettere rileggile se vuoi, o regalale. 
Lanciale in faccia al vento.
Mandale vie, allontana anche quello da ciò che è stato. 
E quando te ne sei andata io non ho distrutto niente. 
Tutto è rimasto al suo posto.
Le mie paure sempre sotto al petto. 
La tua voglia di addormentarle manca da un po'. 
I calzini sempre nel secondo cassetto. 
Io nella parte destra del letto. 
E ti aspetto. 
Prima o poi avrai sonno. 
Quando sei andata via ho avuto sempre meno voglia di dormire. 
Saresti potuta arrivare in qualsiasi momento, sarei stata pronta. 
Il tempo l'avrei corrotto io. 
L'avrei contato per te. 
Una volta non mi serviva arrivare nemmeno al tre. 
Adesso è un po' che manchi tu. 
Che manco io. 
Ma poco importa, me la sbrigherò. 
Ogni tanto cado e ti penso un po'. 
Ogni giorno mi dico che poi la smetto. 
E mi ritrovo la sera a dirlo per quello che verrà. 
Risulta tremendamente patetico. 
Un bel quadro con cui mettersi alla prova. 
E ripetersi che ogni volta sarà l'ultima. 
In cui lo guarderai o anche solo ne avrai desiderio. 
Quando te ne sei andata ho sperato che avessi il meglio dalla vita. 
Oggi spero sempre di averne fatto parte per un po'.

-MH 


sabato 16 luglio 2016

“Breve introduzione alla conquista dell'anima.”

“Raccontami le tue giornate.
Le mani che hai stretto.
Le unghie che hai mangiato.
Raccontami delle coppie felici e di come si baciavano. 
Di quanto non avessero capito niente. 
Di quanto non si conoscessero perché lui la baciava maliziosamente.
Colpa delle sue mani e dei tuoi occhi sempre troppo attenti. 
Raccontami dell'amore che odi tanto.
Dimmi quanto ti ha fatto male. 
Raccontami dei dettagli.
Delle pieghe dei vestiti e delle linee delle mani.
Parlami degli occhi della gente. 
Senza espressione. 
Senza un luogo.
Dimmi che non ti piacciono più, non hanno niente da raccontare. 
Ricordami che non ti fidi di me. 
'Che per un passo avanti, ne farai due indietro. 
Sbattimi in faccia che ti hanno ferita. 
Dai la colpa a loro per questa tua diffidenza. 
Ma tu parlami.
Raccontami delle lune storte sotto una pioggia di stelle cadenti. 
Dimmi che hai finito i soldi e che adesso, proprio adesso, avresti voglia di una sigaretta. 
'Che hai bisogno di venti sigarette quando ti infastidisce il mondo. 
Raccontami dei 'no' che ti hanno fatta incazzare. 
Dei 'sì' che avresti preferito evitare. 
Parlami di arte e di letteratura.
Prenditela con Dante, con Virgilio.
Prenditela con Kierkegaard e Platone.
Prenditela con Chagall e Schiele. 
'Che è tutta colpa loro se uno sogna un po' più in alto. 
Poi dimmi che li ami follemente.
E facci l'amore davanti a me, parlandomi. 
Leggimi le tue poesie e dipingi quando ti sono a un respiro. 
Bagnami il foglio e guardami sospirare. 
Non ti direi niente.
Andrebbe bene una grande macchia sul lavoro di una vita.
Basta che quella macchia sia tu.”

-MH