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venerdì 26 febbraio 2016

“Voglio che tu sappia...”

“Voglio che tu sappia che la mattina mi alzo sempre tardi.
Che il caffè ha sempre troppo zucchero.
Che le coperte stanno sempre aggrovigliate al fondo del letto.
Che gli occhi hanno sempre quell'aria stanca e sul viso ho ancora il segno del cuscino. 
Voglio che tu sappia che fumo sempre troppo.
Il tabacco è sempre lo stesso.
Ho bisogno di emozioni forti, fumo Marlboro rosso. 
Che forse berrò troppo caffè e poi mi brucerà lo stomaco.
Voglio che tu sappia che le magliette sono sempre troppo grandi e le felpe hanno sempre il tuo profumo. 
Che le scarpe non ti piaceranno mai e che le camicie saranno sempre infilate nei jeans.
Voglio che tu sappia che forse scriverò. 
O magari domani, oggi disegno. 
Che andrò al mare, sulla sabbia. 
E starò in silenzio ad ascoltarlo. 
Ad ascoltarmi. 
Voglio che tu sappia che non risponderò mai alla prima chiamata.
Che spererò comunque di vedere un tuo messaggio, magari con qualcosa di bello scritto.
Voglio che tu sappia che di calcio non ne capirò mai niente. 
Che in piscina ti accompagnerò tutte le volte che vorrai.
Che la serie A puoi vederla anche con me e, prometto, non cercherò di distrarti.
Voglio che tu sappia che le lettere hanno tutt'altro profumo quando portano la tua grafia. 
Che le frasi dei libri hanno sempre un tuo dettaglio impigliato tra le parole. 
Che le canzoni sono diventate sempre le stesse. 
Voglio che tu sappia che non saprò mai cucinare. 
Che la spesa non sarò in grado di farla, ma se mi fai la lista, posso anche riuscirci.
Che magari ti porto a cena fuori, sarebbe meglio.
Voglio che tu sappia che all'università puoi riuscire a spiccare. Senza la paura di non essere all'altezza. 
Che ti saprai far sentire e che li renderai vulnerabili. 
Voglio che tu sappia che sono fiera di te. 
Che non cambierei virgole, punti o esclamazioni. 
Che va bene anche se riempi tutti i silenzi del mondo. 
Che hai la tenacia giusta per chi vive sul serio. 
Voglio che tu sappia che magari l'arte non aveva senso. 
Che io te l'avrei spiegato, se l'avessi desiderato. 
Che tu eri un'artista, inconsapevolmente. 
Voglio che tu sappia che davanti ad un film piangerò sempre. 
Che ci sarà quella scena maledetta che scatenerà le tempeste. 
Che anche chi è stronzo, cade ogni tanto. 
Voglio che tu sappia che quando sono caduta ti ho vista vicino a me. 
Che mi guardavi come fosse successo il finimondo.
Come se tutto si fosse fermato per un secondo. 
Voglio che tu sappia che mi vestivo dei tuoi sguardi.
Che li indossavo bene, delicatamente.
Che poi li coloravi di baci. 
Ed era arte, immediatamente. 
Voglio che tu sappia che "noi" mi piacerà sempre come parola.
Che "così" mi stupirà per il suo significato e che parlerò sempre troppo di queste piccole futilità. 
Voglio che tu sappia che nei miei dettagli ci avevi poggiato le dita. 
Che sembrava suonassi il pianoforte, anche quando tutto taceva. 
Voglio che tu sappia che non esiste luogo in cui non ci riveda. 
Che forse in due avrebbe sicuramente avuto un altro senso. 
Che magari a tenersi la mano si avrebbe avuto meno timore.
Voglio che tu sappia che aver paura ci fa perdere in partenza.
Che se ti fidi, magari ci si trova. 
Che scegli tu e puoi vincerla.
Voglio che tu sappia che un po' alla volta si va avanti.
Che se non ci pensi, il tempo passa e che ti ritrovi a vivere da anni lo stesso sogno. 
E sei felice.
Voglio che tu sappia che la felicità non nuoce gravemente alla salute.
Che qualcuno ha voglia di prendersi cura di te. 
Che io prenderei volentieri il posto di "qualcuno."
Voglio che tu sappia che ogni istante, ogni ora ha la sfrontatezza del tuo carattere. 
Che risuonano le tue parole, anche nei consigli altrui. 
Voglio che tu sappia che "Amore e Psiche" sono stati scolpiti da Canova perché sicuramente anche lui era combattuto tra questo Sentimento e questa Ragione.
Non potendo scegliere, li fece baciare. 
Voglio che tu sappia che non ti ho mai scritto una poesia, ma ti ho portata in ogni mio scritto. 
Voglio che tu sappia che io sono qui.
Che sto qui.
Che spero che tu mi raggiunga.”

-MH


giovedì 25 febbraio 2016

“Hugo mi accarezza alle 03:00”

“Quella notte feci l'amore con la sua assenza.
La sentii tutta penetrare, lentamente, nelle ossa. 
Avevo perso il conto delle ore. 
Avevo perso l'orologio.
Scorreva lenta, soffermandosi su quelle parti del corpo che sempre avevo detestato. 
Si faceva sentire. 
Era capace di far tremare. 
Nessun piacere dettato dal dolore, solo nostalgia.
Fredda, tanto fredda. 
Non capivo.
Non riuscivo a capire cosa fosse successo, cosa fosse cambiato. 
Perché la sua assenza avesse preso il posto delle sue mani che avevano sempre dipinto quadri bellissimi su di me.
Riusciva a farmi sentire un'opera d'arte. 
Continuavo a pensare di essere miserabile.
Appartenente a quel fiume di volti senza identità. 
Ognuno con la propria solitudine o la consapevolezza di aver ceduto l'ultimo pezzo di sé. 
Era proprio l'ultimo. 
Hugo avrebbe fatto camminare le sue dita nell'incavo delle mie clavicole, evidenziando questa condizione. 
Schiele l'avrebbe dipinta con dovuta pietà. 
E Van Gogh, probabilmente, avrebbe accennato un sorriso di compassione, giusto per farti sentire meno solo. 
Quella notte feci l'amore con la paura di averla persa. 
Di dover fare i conti con ricordi lancinanti che avrebbero occupato ogni attimo del mio tempo. 
Non sono mai stata brava con gli avvenimenti improvvisi. 
Ma sapeva non smentirsi.
E così come sconvolse la mia vita di fronte al primo mare, ne sembrava voler uscire. 
Ricordo però che rimasi meravigliata delicatamente dal silenzio con cui mi fece, lentamente, sua. 
Non me ne accorsi. 
Piano piano, e poi la consapevolezza che fosse la certezza. 
Era lei quella delle sicurezze e delle protezioni. 
Io avevo sempre avuto paura. 
Ero sempre stata evasiva e ferita. 
E non sapevo. 
Non sapevo cosa fare, cosa dire, se mai ci fosse qualcosa di intelligente da dire. 
Ma mi mancava. 
Tremendamente.
Ed era amaro il sapore della solitudine.
Ed era freddo il mio corpo senza le sue mani. 
E quella notte mi ritrovai con la sua assenza.
E ci feci l'amore.”

-MH


lunedì 22 febbraio 2016

“Dietro di te c'è la Finlandia.”

Dietro di te c'è la Finlandia. 
Con tutti i suoi colori. 
Le sfumature chiare da addolcire anche i giorni scuri. 
Dietro di te c'è la Finlandia. 
Con la sua premurosa brezza fredda. 
Quella che ti penetra le ossa e ti fa arrossare il naso. 
E io continuerei a tirarti su la sciarpa. 
A farlo con delicatezza, non vorrei mai ti sciupassi.
'Che sei il mio fragile cristallo di neve tu. 
Dietro di te c'è la Finlandia. 
Con le vette irraggiungibili da farti bruciare le gambe. 
E tu che le avresti volute accarezzare tutte.
Ed io che fin lassù ti ci avrei accompagnata, l'importante era che la tua bocca restasse a portata di un bacio. 
Dietro di te c'è la Finlandia. 
E le corse sulla neve dove si cade ad ogni risata. 
E tu inciampavi ancor prima di ridere, con il bruciore del freddo che ti scorreva sul corpo. Forse sul collo, forse si insinuava più a fondo.
Ed era bello sapere che sapevi riscoprirti bambina, giocando per ore senza mai infastidirti. 
Dietro di te c'è la Finlandia. 
Con le sue tazze calde di the a riscaldarti anche i sospiri, i pensieri angoscianti. 
E tu che con quello alla menta ti prendevi cura del tuo cuore. 
Ed io che ti osservavo a lungo, e ti tiravo a me. Ed era come ricevere tutto il calore del mondo. Era come ristabilirsi ad ogni respiro che dedicavi al mio corpo. 
Dietro di te c'è la Finlandia. 
E non avrei saputo guardarla per prima, io che l'amavo così tanto. 
Ma tu eri lì e lei finiva dietro. 
Tu che nei suoi fiordi ci hai infilato le tue fossette storte. 
Ed io che li percorrevo a piedi perché significava baciarti. 
Tu che sorridendo, riuscivi ad addolcirne le vette, sempre così spigolose. 
Ed io che lanciavo loro un amorevole sguardo perché significava riempirmi.
Dietro di te c'è la Finlandia.
E tu lì davanti.
Ed io a rubarti dettagli a forza di guardarti.”

-MH